Page 113 - La via d'uscita
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Non so ancora come feci, chi mi diede la forza di reagire
               in quell’occasione, ma il sangue mi arrivò agli occhi e mi an-
               nebbiò la vista. Afferrai il pesante lume ch’era poggiato sul
               mobile accanto alla porta e glielo scagliai contro la testa
               con tutta la forza che avevo in corpo. La boccia di cristallo
               si ruppe ed alcuni frammenti gli finirono in un occhio, men-
               tre una ferita gli si aprì sulla fronte. Reagì furiosamente e
               mezzo accecato e col sangue che gli colava sulle guance,
               cominciò a strattonarmi violentemente, facendomi arre-
               trare all’indietro, finché non precipitai giù dalle scale roto-
               lando come una palla. Non riferisco nemmeno quel che gli
               usciva dalla bocca. Ma quando mi rialzai, contusa e dolo-
               rante, la gamba destra mi faceva un male insopportabile,
               sicuramente s’era fratturata. Mi trascinai nella mia stanza
               come meglio potevo e mi resi conto che in quella casa non
               potevo rimanere un momento di più. Radunai i miei pochi
               stracci e scappai via come una ladra, consapevole della
               gravità della situazione.”
                 A Concetta, che l’ascoltava attenta e intrigata dalle sue
               parole, vennero per un attimo in mente i suoi trascorsi, che
               le parvero ben poca cosa, se rapportati alla tragedia che
               aveva vissuto la povera monaca, raccolta come un muc-
               chietto di carne di stoffa, con le mani intrecciate, che le
               stava davanti.

                 “Non distante dalla residenza della famiglia c’è il Conven-
               to dell’Ascensione, dove conoscevo una suora che veniva
               talvolta a chiedere l’elemosina. Trascinando la gamba bus-
               sai e chiesi ricovero, in preda ad un’agitazione vivissima.
               Fui ricoverata quella notte e le seguenti con la complicità
               proprio di questa suora. Ma bisognava, naturalmente chie-
               dere permesso alla madre superiora, perché potessi rima-
               nere.
                 Fui fortunata. Allora - parlo di anni fa - questa carica ve-
               niva ricoperta da suor Teresa (Rosalia Gangemi), nota in


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