Page 118 - La via d'uscita
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Triste destino, immondo male
la cui potenza provo ogni istante reiterata
a cui la mia vita è in ogni momento accomunata! ... “
Questi versi erano uno sfogo per i sentimenti che suor
Maddalena non avrebbe mai rivelato a nessuno, tenen-
doli fittamente nel suo cuore, trovando conforto solo at-
traverso essi. Ma l’indiscutibile fascino di don Lorenzo non
aveva lasciato indifferenti altre monache: dopo qualche
sua predica, nei momenti di ricreazione in cui era possibi-
le comunicare, un parlottio sommesso alternato a risatine
soffocate serpeggiava nei corridoi e nelle camerate, per poi
fermarsi nella persona di una delle occupanti il convento:
suor Benedetta. Questa consorella vi abitava da tempo,
pur essendo ancora giovane di età, e Maddalena non si
ricordava quando fosse arrivata. Sicuramente prima del-
la sua monacazione. L’aveva osservata da lontano, senza
mai essere entrata in un contatto più intimo con lei perché
mostrava un fare distaccato e altero, poco incline alla con-
fidenza. Aveva pensato allora che provenisse da una real-
tà assai diversa da quella sua, e questo l’aveva indotta alla
riservatezza. Nel convento ognuno aveva una storia, un
passato più o meno limpido che alcune preferivano tenere
dentro di sé, e per questo suor Benedetta era stata associa-
ta alla categoria delle inavvicinabili.
Soleva infatti stare sola il più possibile o, al massimo, par-
lare con la madre Superiora; aveva trasferito nella sua cella
alcuni mobili che la facevano stare più a suo agio, ma il vol-
to pallido ed estenuato facevano pensare a notti insonni
tormentate da qualcosa. Spesso, durante le preghiere del
mattino o anche nel vespro, si allontanava silenziosamen-
te per poi sparire del tutto, e talvolta non la si vedeva nean-
che al refettorio: preferiva saltare i pasti o farseli portare in
cella da una conversa.
Tante volte era stata vista aggirarsi nel chiostro intorno
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