Page 128 - La via d'uscita
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che ci fosse un altro mondo che scorresse dall’altro lato del
paesaggio. All’esterno tra viali e pergolati, s’intrecciavano
le danze ed in fondo all’ultimo salone c’era una graziosissi-
ma collina, anch’essa alberata, dove, attraverso un sentie-
ro che portava alla cima, si potevano gustare dolci e pastic-
cini di ogni genere. Non c’era un solo domestico in questa
festa, ma alla base della collina c’erano trenta o quaranta
rubinetti che recavano il nome della bevanda a cui si po-
teva attingere ponendo il bicchiere sotto e premendo la
valvola corrispondente. C’era anche la musica, ma non si
potevano vedere gli artisti perché nascosti in grotte circon-
date dal fogliame. I camerieri comparvero solo al momen-
to di servire la cena …”
La descrizione era così vivace ed avvincente che a Mad-
dalena sembrò di vivere quella scena così minuziosamente
descritta dalla giovane palermitana. Più avanti, poco per
volta, si creò una confidente intimità tra le due: non solo di
feste e divertimenti parlavano, ma anche di problemi ine-
renti alla vita di tutti i giorni. Seppe così che le due donne
erano venute a Catania perché rimaste senza mezzi, tran-
ne una piccola proprietà che zia Bianca aveva ereditato da
un parente e che aveva donato alla nipote. Ma Virginia non
voleva approfittare oltre della sua generosità e così aveva
deciso di trovare lavoro per mantenersi.
Lavoro? E che lavoro poteva fare una giovane abituata
agli agi e ai lussi di una capitale? Maddalena spalancava gli
occhi, sbalordita dalla serena lucidità che mostrava Virgi-
nia.
“Forse non sai che a Catania esiste da tempo la fiorente
attività della produzione di una seta di ottima qualità che
viene esportata anche all’estero. Bene, tramite i parenti,
mia zia l’ha saputo ed ha ottenuto di potere avere un collo-
quio con uno dei proprietari. Quando ero a Palermo lo zio
mi aveva insegnato a tenere in ordine i conti che trascrive-
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