Page 99 - La via d'uscita
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aveva messo a contatto con la situazione poco conosciuta,
               ma non per questo meno drammatica, delle monacazioni
               forzate, e quindi la sua prima preoccupazione era quella di
               accertarsi del fatto che non vi fossero casi del genere nel
               convento dell’Ascensione. Voleva che il suo gregge di mo-
               nache fosse pienamente convinto della sua condizione,
               perché meglio avrebbe potuto operare. Gli era anche capi-
               tato di assistere ad episodi penosi e poco edificanti, alcu-
               ni pervenuti alle sue orecchie di seconda mano, di soprusi
               a danno di giovani e reticenti fanciulle che non avevano
               in animo di farsi monache, ma che erano state costrette
               dalla famiglia d’origine anche con atti di violenza fisica a
               rimanere recluse, pagando con la salute malferma una co-
               strizione che anche il loro fisico rifiutava. In alcuni casi era
               stato necessario dimetterle ed allontanarle perché il loro
               comportamento poteva essere di cattivo esempio per le
               consorelle.
                 Ma la nostra Maddalena non ebbe il coraggio di essere
               sincera fino in fondo, quella volta. Aveva timore di essere
               fraintesa e conosceva ancora troppo poco il padre confes-
               sore per aprirgli interamente il suo cuore. Così, eludendo la
               risposta che avrebbe dovuto dare, gli pose essa stessa una
               domanda. Gli chiese se era consentito ad una giovane ini-
               ziata come a lei di studiare, tenendoli con sé, i suoi amati
               classici e addirittura di potere scrivere dei versi suoi, abi-
               tudine che aveva preso da alcun tempo, senza per questo
               dovere trascurare l’esercizio della preghiera.
                 Il  confessore, sorpreso  dalla  singolarità  della  richiesta,
               rispose affermativamente, ricordandole, però, che i suoi
               scritti non dovessero rimanere segreti e che in qualsiasi
               momento potessero essere sottoposti alla visione delle
               autorità del convento, siano essi la Superora o lo stesso in-
               terlocutore.
                 Anche  in  questo  don  Lorenzo  assecondava  lo  spirito  di
               modernità sancito dal Concilio di Trento: che i monasteri


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