Page 158 - Tempo scomposto
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partita serena, quasi gioiosa per un’avventura inattesa da
           gustare fino in fondo che aveva tutto il sapore di un tuffo
           nella memoria e ne tornavo confusa, smarrita e frastornata
           come se fossi passata attraverso una tempesta.
             Il mio pensiero era fisso su Bianca. Me la vidi davanti
           all’improvviso, mentre armeggiavo col telefonino che suo-
           nava a vuoto, inutilmente. Lo stupore si sciolse in un lun-
           ghissimo abbraccio, ansante, carico di sottintesi e di parole
           non dette. Il nostro rapporto non era stato sempre facile,
           tutt’altro; spesso tra madre e figlia cala una cortina di in-
           comprensione alimentata da una sotterranea competizio-
           ne: la madre vede nella figlia una temibile rivale e vorrebbe
           eliminarla sottotraccia, in maniera inconfessata e incon-
           fessabile; la figlia trova nella madre un ostacolo alla piena
           espansione della sua personalità e da ciò possono nascere
           conflitti e recriminazioni.  Io l’avevo abbandonata Bian-
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           ca; nel momento in cui avrebbe avuto più bisogno della
           mia affettuosa vicinanza ero stata travolta dalla malattia di
           Manlio e ci eravamo perse l’una per l’altra. Spesso riscon-
           travo in certe sue risposte ringhiose il prezzo che mi toc-
           cava pagare per la mia assenza affettiva. La trovai magra e
           sciupata, ma non dissi niente mordendomi le labbra: non
           volevo sbagliare, soprattutto in questa circostanza.
             Dopo esserci guardate a distanza, come per riconoscer-
           ci, ci abbracciammo di nuovo, fortemente, come a volerci
           ritrovare; percepii che aveva molto bisogno di me, quello
           era il momento che dovevo essere molto forte e dovevo
           cercare di colmare in ogni modo le mie manchevolezze.
             In macchina mi fece un rapido resoconto di quanto era
           successo durante la mia latitanza; Manlio era peggiorato,


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