Page 161 - Tempo scomposto
P. 161
che dovevo riconquistarmi la sua fiducia e la sua stima, ma
che il percorso era ancora lungo ed ero appena all’inizio.
Ripresi anche le fila della conduzione casalinga che mia
cognata e Rosa avevano svolto al mio posto; fissai orari,
incombenze e adempimenti che in mia assenza erano stati
gestiti in maniera sfilacciata e disordinata. Alla fine di una
giornata trascorsa così ero esausta, ma almeno non pensa-
vo.
Per tutto il tempo che durò l’assistenza fui -almeno riten-
go che sia così- amorevole e presente nei confronti di mio
marito, che continuò ad aggravarsi sempre di più fino all’e-
sito finale. Nei lunghi momenti passati insieme, pronta a
cogliere ogni suo minimo bisogno, muta, seduta accanto,
non potendo in alcun modo comunicare con lui, il mio
pensiero andava al nostro vissuto comune, fino all’ultimo,
fatidico viaggio a Matera; l’ultimo ricordo normale prima
che la malattia sgretolasse in un colpo solo quanto aveva-
mo costruito. Le sue condizioni peggioravano: non aveva
ripreso conoscenza fin da prima del mio arrivo, e quindi
nessuna emozione poteva essere trasmessa e ricambiata.
Ciò mi pesava moltissimo, perché mi sarebbe bastato solo
essere ascoltata senza che lui rispondesse, come avveniva
quando i suoi occhi intelligenti seguivano il filo dei miei
discorsi.
“Ti ho amato, Manlio, sei stato la cosa più importante
della mia vita insieme con Bianca, e ti lascio con la pena
enorme di non aver potuto condividere altre gioie normali
insieme a te, di non aver potuto invecchiare con te”.
Così sicuramente gli dissi negli ultimi momenti, tenen-
do per tutto il tempo la sua mano contratta dentro la mia.
155