Page 162 - Tempo scomposto
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Per tutto il tempo.
Così, tre settimane dopo il mio ritorno, Manlio se ne an-
dava, dopo un calvario che mi aveva visto lontana a lungo.
La lunga trafila delle incombenze noiose, ma necessa-
rie, che i familiari devono compiere quasi a delimitare il
prima e il dopo di un’esistenza che se ne va per sempre e
li costringe ad aprire un capitolo completamente nuovo,
assorbiva completamente le mie giornate. Sequenze aride,
numeriche e volgarmente pratiche compiute con fastidio.
Gli amici ed i colleghi dell’Università mi furono vicini,
vollero in queste tristi circostanze non farmi mancare il
loro appoggio. La vita dell’Ateneo mi sembrava così di-
stante! M’ero quasi dimenticata il motivo per cui ero par-
tita, ma le cartelle che avevo riempito erano tutte là, tra le
cose accantonate il giorno del mio arrivo. Aprii con mano
tremante la capiente ventiquattr’ ore e fui catapultata in
una dimensione completamente diversa. Cominciai a sfo-
gliare gli appunti, constatando con stupore, in realtà pia-
cevole, quanto avessi lavorato e prodotto in quel periodo;
con un iniziale balbettio che diveniva sempre più sicuro,
m’impadronivo nuovamente dei mei studi, dei nessi e del-
le deduzioni che la mia mente era stata capace di creare e
di stabilire. E di ricordare. Mi vennero in mente le racco-
mandazioni ed i consigli che Manlio mi dava prima che
intraprendessi un nuovo lavoro: era come se vigilasse su
di me, io giovane e inesperta laureanda, cera molle e sug-
gestionabile che pendeva letteralmente dalle sue labbra e
non solo per la sua incontestabile competenza. Allora me-
scolavo conoscenze ed emozioni in una felice fusione ca-
pace di lasciarmi senza fiato; poi mi ero affrancata sempre
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