Page 163 - Tempo scomposto
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di più da questa iniziale dipendenza -da tempo cammina-
vo speditamente da sola- ma non avevo dimenticato i suoi
suggerimenti, che adesso mi tornavano tutti alla mente,
come se attraverso le pagine scritte, volesse lasciarmi un
ultimo ricordo di sé.
Considerai non senza una punta di compiacimento che
la mia vita poteva continuare lì, tra quelle carte e quegli
appunti messi insieme faticosamente e degni di avere un
destino migliore di quello di essere relegati in un’anonima
cartelletta. Domani avrei telefonato al professore, mi sarei
fatta sentire per dirgli di avere concluso la mia ricerca e che
anche se non era possibile vedersi, tuttavia avrei potuto
farglieli avere in altro modo. Mi aspettavo una valutazione
positiva.
Poi un pensiero -a lungo sopito- mi attraversò la mente;
il desiderio di sapere cosa stesse facendo Antonio, se stava
bene, se pensava a me divenne molto forte. Durante l’ulti-
mo periodo non c’eravamo sentiti, neanche per telefono,
né lui aveva rotto questo silenzio, aspettando forse che lo
facessi io. Ma talvolta sensazioni e pensieri piacevoli -mio
malgrado- s’insinuavano tra le cose più urgenti da fare, mi
distoglievano dalle urgenze che incombevano inesorabili.
Mi sorpresi una notte a sognarlo e mi svegliai attonita, cer-
cando il posto vuoto accanto a me.
Che fare? Telefonargli? Sarebbe stata la cosa più ovvia
e normale comunicare con lui in questo modo semplice
e veloce, ma trovai in me una insospettata resistenza che
mi portò a differire il momento della chiamata. In realtà
m’ero così tanto abituata alle disquisizioni che ci avevano
impegnato per un tempo così lungo che la semplice telefo-
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