Page 126 - Corti di carta
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disonore che ha provocato con la sua carcerazione al padre, stimato
            professionista di Casablanca.
               Grazie al suo assistente Abdul lo strappo viene a poco a poco
            ricucito e adesso Hicham è tornato in Marocco, dove continua a
            studiare ed è stato riammesso in famiglia.

               Non sempre l’azione degli assistenti va a buon fine; alcune volte
            si   registrano   fallimenti   assoluti,   come   nel   caso   di   Mustafà,   un
            algerino di venti anni, bellissimo e colto. Ha studiato in Francia,
            dove è stato affidato ad una famiglia e da cui è scappato per paura di
            essere rimpatriato in Algeria.
               Tutto quello che lui racconta non è attendibile perché dice un
            sacco di balle.
               È stato inserito in un progetto di studio e di orientamento profes-
            sionale, ma il suo impegno è stato sempre altalenante: un giorno
            corre dietro alle ragazze con i soldi procurati chissà come, il giorno
            dopo   viene   a   lavorare   col   massimo   della   buona   volontà,   ma
            successivamente è pescato con soldi falsi procurati chissà come,
            pesto e lacero dopo una rissa, per poi cambiare in meglio il giorno
            successivo.
               Dopo molte prediche gli assistenti hanno deciso di non aiutarlo
            più per metterlo di fronte alle proprie responsabilità. E chissà se ne
            caveranno qualcosa.

               Non sempre i detenuti sono relitti umani sbaragliati dalla furia
            degli  eventi,  ma  alcuni  di  loro  sono anche capaci di  riflessioni
            sensate e pertinenti. Come un cittadino sudamericano, che lamenta
            che la giustizia italiana “è una cosa vergognosa perché è troppo
            lenta, rispetto agli altri paesi della Comunità europea e passano degli
            anni prima che si arrivi alla sentenza definitiva. Poi all’interno delle
            carceri italiane si sta malissimo: troppo sovraffollamento. Nelle celle
            dove si dovrebbe stare in due si sta ammassati alla peggio in sei.
            Dove ci sono più di quattrocento detenuti c’è solo uno psicologo,
            non   ci   sono   cure   mediche   né   medicine,   né   laboratori   dentali”.
            L’elenco continua: “Se una persona vuole studiare e prepararsi, non
            ci sono libri né  professori.  Non esiste  lavoro dentro il  carcere.
            Praticamente   manca   tutto   e   i   politici   fanno   delle   promesse   in
            campagna elettorale e dopo le elezioni si dimenticano quello che


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