Page 99 - Corti di carta
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medici e infermieri che si adoperano a rianimarlo, e assiste incredulo
            a questo inspiegabile sdoppiamento, Ettore si guardava con distacco,
            pensando a ciò ch’era perduto.
               Non era nella sua natura piangere su se stesso o recriminare:
            aveva accettato la sua sconfitta con una punta di orgoglio doloroso e
            consapevole, ma tuttavia c’era un angolo non troppo remoto del suo
            cuore dove qualcosa bruciava ancora e un rimpianto sordo ottundeva
            i suoi pensieri, come un trapano che penetra nel cervello.

               S’accorse   che   era   tutto   ancora   lì,   rintanato   come   una   bestia
            selvaggia e sfuggente, tanto più infida quanto apparentemente silen-
            ziosa. Aveva da poco finito di mangiare e un’ineludibile stanchezza
            lo aveva fatto appisolare così, chino sulle sue carte. In breve era
            piombato in un sonno pesante, non privo di sogni. Più che sogni
            erano visioni, brevi sprazzi di immagini sconclusionate e incoerenti.
            Lui che prendeva il treno per Bergamo, sua madre che lo chiamava,
            il suono del telefono. Marilia nuda. Lui nudo anche, che cammina-
            vano insieme  tenendosi per mano. Una corsa sfrenata tra luci e
            automobili. Ma dov’era finita Marilia? Il disappunto per la nudità,
            per questa mancanza lo aveva svegliato così repentinamente come
            l’aveva fatto addormentare.
               Bevve un sorso d’acqua, sbigottito e tremante. Sentì la necessità
            di uscire, di vedere gente. Si coprì puntigliosamente, ricordando che
            c’era molto freddo.
               Fuori già s’incominciavano a vedere le prime maschere che si
            infittivano man mano che ci si avvicinava al centro.
               Era esploso il Carnevale che avrebbe avuto il suo culmine il
            martedì successivo. Se ne rallegrò, pensando che questo avrebbe
            potuto distoglierlo dai suoi pensieri.
               Le calli e i ponticelli brulicavano di costumi variopinti: ori e
            argenti, fuxia improponibili in altri momenti dell’anno, si stagliavano
            tra il grigio dei muri contornati di muffe verdastre. L’acqua torbida
            rifletteva le prime luci che s’accendevano, accendendosi anch’esse di
            bagliori inusuali.
               Si soffermò a guardare soprattutto i gruppi formati da tre, quattro
            maschere simili.
               La gente rideva, sembrava  divertirsi, lanciandosi coriandoli e
            apostrofandosi in maniera briosa. Ancora più contento di essere


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