Page 82 - Tempo scomposto
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chessa, perciò non poteva negare.
- Sì, rispose prontamente, ho curato la nuova signora che
aveva un dolore qui, e, alzato il capo, indicò la gola.
Credendo che fosse finita, in segno di saluto Damiana
s’inginocchiò, si rialzò e si avviò alla porta. Intervenne il
gesuita:
- Va bene, per ora basta così, adesso andate con questi
buoni padri che vi accompagneranno in una stanza dove
resterete fino a quando non lo diremo noi.
Nei due giorni successivi la casa fu ispezionata minu-
ziosamente, in ogni angolo e anfratto. Solo le stanze dei
padroni furono chiuse a chiave, mentre gli inquisitori
avevano libero accesso in tutte le altre. I discorsi dei servi
s’intrecciavano, commentando a bassa voce la figura della
“maga”
- Ah, lo dicevo che prima o poi andava a finire così! Che
bisogno aveva di fare quelle cose? Un tetto ce l’aveva, il
mangiare non le è mai mancato…
- Eh, quattro scongiuri…Cosa avrà mai fatto?
- L’hanno trattenuta nella camera del cannocchiale!
Cose grosse, devono essere cose grosse!
Non avendo le ricerche dato esito positivo, gli inquisitori
se ne andarono con la soddisfazione di tutti. Ma il giorno
successivo fu trovata “la cosa” nella camera della duchessa,
che non era stata ispezionata per riguardo all’illustre occu-
pante. Un limone abbrunito al quale era legato un nastro
che gli serrava attorno dei peli rossicci attorcigliati e sul
quale erano infisse decine di spine. I servi l’avevano visto
durante le pulizie scostando la panca della biancheria, na-
scosto sotto di essa; non osando toccarlo qualcuno l’aveva
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