Page 105 - Corti di carta
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MORSI DEL CUORE
Silenziosamente la porta del frigo si aprì illuminando una fetta
della cucina buia.
Si sentiva solo il ticchettio dell’orologio. La casa dormiva, affo-
gata nel silenzio della notte.
Sul ripiano centrale, in bella mostra di sé: alta, bianca, con le
roselline di marzapane, poggiata sul centrino di pizzo di carta
traforata.
Non poté fare a meno di passarsi la lingua umida sulle labbra
asciutte, un po’ screpolate.
Domani era la sua festa. Quella torta sarebbe stata addobbata con
le dodici candeline di prammatica e lei le avrebbe spente soffiando
più forte, ancora un soffio, tra gli applausi dei presenti. Accidenti!
Una candelina ribelle resisteva. No, l’applauso confermava la riuscita
dell’operazione.
Quasi senza accorgersene prese un piatto pulito dallo sgoccio-
latoio.
“Nessuno se ne accorgerà” pensò fra sé. “Una fettina, appena una
fettina piccolissima”.
Solo che appena dieci minuti dopo della torta rimaneva ben poco.
Appariva orrendamente mutilata, impresentabile per la ricorrenza.
Soffocando uno sbadiglio, assonnata, ma sicuramente sazia,
Celeste si diresse in camera sua strisciando leggermente i piedi per
non fare rumore.
Si passò il rovescio della mano sulla bocca semiaperta: era rima-
sta un po’ di panna sul labbro superiore.
Piombò in un sonno immemore e incolpevole, interrotto qualche
ora dopo dal suono inesorabile della sveglia e dal pianto singhioz-
zante di Nino.
Improvvisamente la realtà si mostrò in tutta la sua cruda inelutta-
bilità: vestirsi e prepararsi in tempo di record, aiutare la mamma a
sistemare Nino per portarlo all’asilo-nido, da cui poi avrebbe
accompagnato lei a scuola e sarebbe andata al lavoro.
La mamma! …sempre così trafelata, nervosa, indaffarata, con i
minuti contati. La sgridava sempre, ultimamente. Le diceva che non
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