Page 110 - Corti di carta
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«Uhmm… Il papà mangione dovrebbe andare bene! E cominciò a
leggere, con le pause, talvolta ingrossando la voce o facendo il
falsetto.
Nino la guardava con gli occhi sgranati, chissà che cosa stava
capendo.
La fiaba parlava di un papà che era un po’ mangione e un giorno,
tornando dal lavoro, passò dai giardini pubblici, e siccome era
stanco, si addormentò su una panchina.
Tornato a casa, aveva una gran fame e cominciò a mangiare tutto
quello che gli portava la moglie, anche le porzioni dei suoi figli. Lui
si scusava, ma la fame continuò e allora il papà pensò bene di portare
la sua famiglia in trattoria, dove non mancò di stupire tutti con la sua
voracità. Ad un certo punto irruppe nel locale un domatore che
cercava un leone che era sfuggito dal circo. Ecco cos’era avvenuto:
mentre dormiva nel parco il leone gli era entrato nella pancia e
divorava tutto quello che il papà ingurgitava.
«Celeste, dove vai? Cos’è successo?».
Era scappata di corsa in bagno, così, senza dire una parola.
La trovò accoccolata vicino al water. Aveva finito da poco di
vomitare. Una ciocca di capelli appiccicata sul viso. Il viso pallido,
leggermente alterato.
«Celeste, bambina mia, ma che c’è?».
Allora capì. Capì le fughe improvvise, la mancanza del cibo nella
credenza, lo scempio della torta di compleanno, il pallore e il rossore
improvvisi nel volto, i vestiti che non entravano più.
La ragazza l’abbracciò forte, come se si aggrappasse ad un’ancora
di salvataggio.
«Non so cosa mi succede. È da un po’ che vado avanti così: prima
una gran fame, poi il vuoto che devo provocare, e poi ancora fame».
La stava a sentire, l’accarezzava piano, come se fosse una
bambina piccola. Più piccola della sua età.
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