Page 115 - Corti di carta
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zampino di Morgana, o che Liza avesse qualche interesse per lui.
               Certo, era molto affascinante con quella cascata di capelli scuri
            che le incorniciavano l’ovale perfetto del volto e con gli occhi grigi,
            un po’ piccoli, in verità, che lo fissavano obliquamente.
               Dissimulò il suo imbarazzo ordinando il vino.

               «E allora, carissima, come va la vita?».
                Le raccontò un po’ di sé e della sua fastidiosissima insonnia che
            da qualche tempo lo rendeva uno zombi. Evitò di parlare del lavoro,
            ma notò che Liza ci girava attorno, voleva sapere qualcosa senza
            però scoprirsi.
               «Ho letto il tuo ultimo articolo sull’Observer, circa la sparizione
            di Samantha Preston. Lo sai che era una collega di Morgana?».
               Fece finta di non sapere quasi nulla, e simulò disinteresse rispon-
            dendo vagamente alle richieste sempre più pressanti di Liza.
               Ma aveva in tasca l’indirizzo della ragazza perché l’indomani
            doveva recarsi a casa dei suoi genitori per intervistarli.


               «Era stato bello?». No, non si fanno mai domande di questo tipo,
            dopo. Dopo si sentiva meglio. Almeno aveva dormito. Scivolò via
            dal letto di Liza facendo attenzione a non svegliarla. Le lasciò un
            bigliettino scherzoso sul cuscino. Liza, Liza, così arrendevole, ma
            che a volte lo sorprendeva con qualche zampata inaspettata, come se
            covasse qualcosa dentro.

               Una villetta a due piani, in un quartiere un po’ fuori mano di New
            York. Ce ne sono tante così, che non si distinguono l’una dall’altra.
            Dovette chiedere ripetutamente prima di trovare l’indirizzo giusto.
               «Andrew Galwhich, Daily Observer, sono qui per l’intervista».
               Lo fecero accomodare in un soggiorno dalla normalissima aria
            borghese. Lui in maniche di camicia e lo sguardo spento. Lei venne
            dopo.
               Si tormentava con le mani le ciocche di capelli biondi, un po’
            stinti, che si affollavano sulla sua fronte. Le mostrò una fotografia di
            Samantha. Bellissima e persa. Piangeva come se non sarebbe più
            tornata, come se fosse per sempre stata inghiottita nel nulla.
               Tentò di rassicurarla, mentre armeggiava col piccolo registratore
            portatile.


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