Page 111 - Corti di carta
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AD OCCHI APERTI
Gli occhi fissi, appesi alla notte. La lingua spessa come un
copertone d’automobile.
Da parecchie notti Andrew G. non riusciva a dormire. Deglutì
asciutto. Prese un sorso d’acqua.
Dalla finestra non oscurata, dalla tenda scostata, la luce intermit-
tente di un neon rosso-blu.
Non guardò più neanche l’orologio, una sveglia che rifletteva i
suoi numeri a cristalli liquidi sul soffitto.
Il rumore dei tacchi, inconfondibile, lo sbattere della porta, il
tonfo sul letto.
Si era ritirata come ogni notte a quell’ora.
Sospirò facendo ruotare leggermente le dita dei piedi che
uscivano dal lenzuolo.
Attese l’alba in uno stato di dormiveglia. Alle sette era già pronto
per fare colazione ed andare al lavoro.
«Ehi, Andrew, hai una faccia».
«Lasciami, Sam, lasciami perdere! Sono notti che non riesco a
chiudere un occhio, e non voglio prendere quella robaccia per
dormire».
«Pensieri, pensieri! Non ti bastano i soldi per gli alimenti, vero?».
Sam, se ci si metteva, era davvero indisponente.
Andrew preferì chiudersi nel suo ufficio, dove la telescrivente
funzionava a ritmo incessante. Lui smistava le notizie di nera che
passava al capo che poi decideva chi doveva fare i pezzi.
A quell’ora il Daily Observer era in piena attività.
Così girata da un lato, graziosamente protesa verso il telefono,
Veronica sembrava davvero una perfetta segretaria.
«Ehi, Veronik, sei una vera gioia per gli occhi, tesoro».
La ragazza arrossì leggermente e si schiarì la voce. Tutti sapevano
che era almeno un po’ segretamente innamorata di Andrew. Fece
finta di niente ed assunse un’aria molto professionale.
«È sparita una ragazza alla ventiseiesima da due giorni. Il capo
vuole che qualcuno vada a raccogliere informazioni. Ha scelto te,
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