Page 136 - Tempo scomposto
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furia rabbiosa, dimostrando di non condividere affatto la
mia scelta, rivendicando le sue necessità che diventavano
le mie, anche se non le riconoscevo; asserendo che non
capivo, non volevo capire, che mi negavo stupidamente
qualcosa che non solo doveva soddisfare lui, ma soprat-
tutto me. All’inizio non volevo crederci; con l’attitudine
tutta femminile di attribuirmi la colpa di una svolta così
repentina, cercai dentro di me le ragioni. Cosa avevo sba-
gliato perché reagisse in questo modo? Perché, sicuramen-
te, avevo sbagliato qualcosa. Prima filava tutto così liscio…
Il dissidio che ne era derivato ci aveva allontanati, almeno
per un po’, ma poi -come si faceva ad ignorarsi nella stes-
sa casa? - la tensione si era allentata, lui aveva cercato di
farsi perdonare e ci eravamo rappacificati, riprendendo le
nostre consuete abitudini. Ma da quel momento in poi
confesso che riemersero le preoccupazioni dell’inizio: lo
guardavo con una punta di apprensione, pronta a scattare
se la cosa si fosse ripetuta. A scattare per andare dove, se mi
sentivo quasi prigioniera?
Adesso Antonio era tranquillo e stava selezionando i
frutti da cui avrebbe ricavato la sua preziosa composta;
i suoi gesti erano calmi, misurati, risultato di una lunga
esperienza; già dalla prima volta avevo notato come in
queste circostanze si sentisse perfettamente a suo agio,
quasi altrettanto di quando si parlava dei temi a lui così
cari che appassionavano anche me e che costituivano il
pane quotidiano con cui condivamo le nostre giornate un
po’ monotone. Mi colpirono la sua padronanza e la meti-
colosa pazienza durante l’esecuzione. Adesso lo guardavo
con occhio un po’ più critico di prima, di quando, acceca-
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