Page 140 - Tempo scomposto
P. 140

il deserto. Non che mi siano mancate le occasioni, anzi.
           Penso di essere ancora molto attraente e oggetto di deside-
           rio da parte di molte donne, anche di alcune studentesse
           piuttosto vogliose di riempire il loro libretto con facilità,
           ma ho respinto ogni avance, chiudendomi in un’orgoglio-
           sa solitudine, dedicandomi ai miei studi e alla mia campa-
           gna…Poi sei arrivata tu…
             - T’invidio, sai, invidio la tua capacità di teorizzare e di
           elevarti al di sopra della quotidianità traducendola in di-
           scorsi dotti, consequenziali e pertinenti. Io non sono ca-
           pace di volare così in alto, di dialogare con i massimi si-
           stemi attualizzandoli e traducendoli nella pratica di vita.
           Volo basso, molto più basso ed in primo piano metto le
           cose di tutti i giorni, le fatiche del quotidiano, il rispetto
           degli altri, i miei doveri, le necessità di tutti i giorni. Non
           sarà perché mi sono sempre occupata di Storia e la Storia
           si sta configurando sempre più come racconto dei popoli e
           della loro quotidianità, piuttosto che come narrazione ed
           esaltazione di pochi condottieri e capipopolo che l’avreb-
           bero fatta? No, capisco bene che il paragone non regge,
           ma un conto è la Storia, che si occupa del particolare e un
           conto è la Filosofia che ha come oggetto l’universale. Sarà
           questo? Che ne dici?


             Ero riuscita ad allontanarmi da un terreno per me un
           poco scivoloso e vedevo che Antonio s’era un poco acquie-
           tato distraendosi dal punto che maggiormente temevo di
           affrontare: il mio allontanamento da lui, la mia incom-
           bente partenza.
             Così  ci  immedesimammo  totalmente  nelle  operazioni


                                        134
   135   136   137   138   139   140   141   142   143   144   145