Page 142 - Tempo scomposto
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resi conto che ci mancavano le pause di allontanamento,
           necessarie per prendere fiato e per misurare le distanze che
           inevitabilmente esistono tra le persone.
             Quella  sera,  davanti  ad  un  piatto  di  verdure  fumanti
           raccolte  dall’orto  che  facevano  da  contorno  alla  frittata
           di ortiche da me preparata, non potemmo fare a meno di
           commentare le immagini che provenivano da piazza San
           Pietro, ore 18 del 27 marzo.
             - Queste immagini resteranno nella storia - aveva com-
           mentato Antonio.
             Infatti con la benedizione Urbi et orbi di quel venerdì
           sera si era realizzato un magistrale cortocircuito fra spirito,
           tecnica, professionalità e storia. Ogni singolo elemento di
           quella incredibile evenienza si era collegato alla perfezione
           con l’altro: la spontanea capacità comunicativa del papa;
           la cupezza della serata romana sotto la pioggia; il palco in
           posizione strategica, unico punto di luce al culmine di una
           piazza buia e deserta, conosciuta da ogni abitante della
           Terra come una delle più affollate del mondo; lo sfondo
           del colonnato del Bernini, cioè dello scenografo più famo-
           so della storia dell’arte.
             Il  commentatore  del  giorno  dopo  aggiungeva  anche
           queste riflessioni
             “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre
           si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono
           impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un si-
           lenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza
           ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei
           gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e
           smarriti”. È talmente riuscita la sincronia che alla fine del


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