Page 148 - Tempo scomposto
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- Ti prendo qualcosa da mangiare. Non puoi fare un
           viaggio così lungo a stomaco vuoto. Torno subito.
             Il pensiero le fu gradito e per un attimo si sentì quasi
           confortata, pensò che in fondo lui le voleva bene, che non
           era stato sprecato il tempo che erano stati insieme. La te-
           nerezza  improvvisa  come  un  fiotto  caldo  e  rassicurante
           la pervase, la spinse ad essergli più vicina, a ricambiare le
           sue premure che l’aiutavano a superare questo fastidioso
           distacco.  Gli  sussurrò  all’orecchio  qualche  parola  dolce,
           constatò con piacere che avevano avuto l’effetto sperato.
           Cominciarono a sorridere, a dare un senso positivo al tut-
           to riuscendo ad alleggerire la mattinata tesa e buia.
             I  minuti  passarono  velocemente,  un  fischio  annunciò
           l’arrivo del treno che Mirta doveva prendere; i gesti affan-
           nosi della partenza servirono a mascherare l’imbarazzo di
           quegli istanti.
             Aveva preso tutto? Sì, non dimenticava niente…
             - Sai che gli addii non mi piacciono disse lui, ma vorrei
           -e ci tengo tanto- che tu pensi un poco a me, ogni tanto,
           quando potrai. Io ti penserò sempre. Sei stata la cosa più
           bella e più importante che mi sia capitata da quando sono
           solo…
             Possibile che piangesse? Che un uomo così strutturato,
           alto e forte si sciogliesse così davanti a lei senza imbarazzo?
           Mirta sentì più che una punta di rammarico e di rincresci-
           mento per ciò che era stato e avrebbe potuto svilupparsi
           diversamente, se le circostanze non fossero state quelle che
           sappiamo. Si sentì ancora una volta divisa e frantumata tra
           eventi ingovernabili.
             Quando poi non lo vide più, una figura a poco a poco


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