Page 149 - Tempo scomposto
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sempre più piccola e sbiadita, poté sedersi più comoda-
mente nel posto che le avevano assegnato.
Si allungò cercando una posizione più comoda, e si as-
sopì dando al suo corpo quello che reclamava. Il trambu-
sto del traghettamento la lasciò indifferente: non sarebbe
scesa neanche per tutto l’oro del mondo, non desiderava
niente e lo spettacolo del mare investito dal sole appena na-
scente lo aveva visto tante volte nel suo andare su e giù da
Potenza a Catania. Inoltre il vagone sembrava quasi vuoto
e non voleva lasciare incustodita la sua roba. Così, dopo
avere addentato il cornetto che Antonio le aveva fornito,
pensò che fosse giunto il momento di occupare la mente
leggendo l’articolo appena iniziato nella sala d’attesa.
Nei maledetti giorni di confinamento molte erano sta-
te le questioni che con Antonio avevano affrontato e di-
scusso; questa si ricollegava alla visione emblematica della
piazza san Pietro con il pontefice -solo- in mezzo a uno
spazio deserto.
Mirta si chiese allora quale fosse veramente il suo rap-
porto con la fede e con la religione, domanda questa che
ogni tanto riaffiorava nella sua vita. Certamente aveva
avuto un’educazione religiosa tradizionale, non per nien-
te aveva studiato in un istituto religioso, e le erano stati
inculcati a tempo debito quei principi e quei valori che
avrebbero dovuto guidarla nel corso della sua vita. Ma
poi lungo il suo procedere se n’era allontanata, come mol-
ti che, a contatto con le mille sfaccettature della realtà, e
dovendo fare i conti con essa, si accorgono che non è fa-
cile far combaciare l’ideale con il reale. Ecco quindi che
è necessario un continuo lavoro di accomodamento, ecco
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