Page 28 - Tempo scomposto
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dignitoso, con un cortiletto interno a livello. Dentro due
grandi camere, la cucina, il bagno ed uno stanzino, una
specie di spogliatoio con una finestrella in alto. L’interno
manteneva una certa a patina di antico. Mi piacquero e
ne apprezzai alcuni elementi che attestavano un certo pre-
gio decorativo, come, ad esempio, gli stucchi bianchi del
soffitto, da cui dovevano pendere un tempo i lampadari
adeguati, ma mai restaurati e quindi opacizzati ed offusca-
ti dal tempo. Le stanze erano spaziose e ammobiliate con
qualche poltrona anonima e senza storia; bagno e cucina
erano abbastanza grandi e accettabili. Chiesi a Marina, che
sembrava entusiasta della casa, quanto costasse l’affitto, e
dissi che dovevo parlarne ai miei prima di prendere una
decisione; ci lasciammo con una stretta di mano e con
la promessa che ci saremmo risentite, non appena avessi
avuto la risposta. All’uscita, mentre mi allontanavo, notai
che il ragazzo con la chitarra, quello di qualche sera prima,
l’aspettava e che si baciarono prima che lei salisse in mac-
china, il che sembrava confermare la mia supposizione che
stessero insieme.
A quel punto non potei impedire che una punta di ge-
losia s’insinuasse nella mia mente: Luana e Marina erano
molto più avanti di me in molte cose, soprattutto nelle
faccende di cuore, in cui dimostravano una disinvoltura e
un’esperienza da cui ero molto lontana; questa circostan-
za mi attirava e m’impauriva allo stesso tempo. In que-
ste faccende mi sentivo molto indietro rispetto a loro; se
escludevo il mio amico di sempre, quello delle elementari
del mio paese, con cui passeggiavamo mano nella mano e
ci scambiavamo qualche bacetto prima di salutarci, non
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