Page 29 - Tempo scomposto
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riuscivo a trovare nient’altro nei lunghi anni trascorsi in
collegio; niente, anche la curiosità per questo tipo di cose
sembrava essermi completamente estranea. Mi tornava in
mente anche il letto di Luana, letto in cui cominciavo ad
immaginare che si svolgessero scene di un erotismo scono-
sciuto, misterioso e intrigante.
Una sorta di ansietà mi pervase, ponendomi di fronte ad
una scelta indifferibile: dovevo continuare ad essere quella
di prima, fedele ai principi nei quali ero stata educata, o
potevo e dovevo rischiare di fare un salto in avanti, il che
non solo mi avrebbe reso più completa dal punto di vista
psicologico, ma avrebbe accorciato le distanze tra me e le
persone che mi circondavano? Optai, com’è ovvio per la
soluzione più accattivante, scavalcando frettolosamente
tutto quello che mi spingeva a guardare più a fondo den-
tro me stessa, posizione questa, che divenne in quel perio-
do un vero habitus mentale.
La convivenza con Marina si rivelò, almeno all’inizio, ac-
cettabile; fissate alcune norme di carattere generale fum-
mo talmente impegnate ad aggiustare la casa che l’entu-
siasmo ci permise di non indugiare sui motivi di dissidio:
Decidemmo che ognuna avrebbe preso possesso di una
delle due camere grandi che potevamo arredare a nostro
gusto. Ricordo ancora con piacere gli interminabili viaggi
presso i mercatini ed i rigattieri che allora affollavano la
piazza del mercato, intenta a scegliere la testata del letto
in ferro battuto, l’armadio, lo scrittoio che riuscii a sot-
trarre a casa mia, con grave disappunto di mia nonna che
non aveva approvato la mia scelta. Decisi che quella stanza
avrebbe rappresentato tutto: stanza da letto, studio, sog-
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