Page 63 - Tempo scomposto
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pericolo con un Te Deum cantato nella maggiore Chiesa
della Città. La gioia fu però di breve durata perché, pas-
sata qualche ora, giunge voce di persone ammalate con feb-
bre e comparsa di bubboni nel quartiere “dei Pizzillari”. Il
Magistrato della Sanità inviò subito sul luogo i medici con
l’ordine di riferire il prima possibile sulla gravità della si-
tuazione. Al loro ritorno riferirono di non aver riscontrato
alcun caso di malattia contagiosa. Sta di fatto che nei gior-
ni successivi e per tutto maggio venivano riportati un alto
numero di malati tanto che alla fine del mese si raggiunse
il numero di 331; alcuni di questi morirono dopo alcuni
giorni di malattia. Tuttavia i sintomi che si riscontravano
erano del tutto aspecifici come vomito, diarrea, mal di testa
e mai furono evidenziati i classici bubboni della peste.
Al congresso che si tenne il 23 dello stesso mese si decise di
intraprendere misure di ordine generale come il bruciare
legna ed ossa per depurare l’aria responsabile di questi sin-
tomi e la somministrazione di alimenti come pane, carne e
vino. Inoltre si ordinò di seppellire i cadaveri cospargendoli
di calce. Si cercò ancora di rassicurare la popolazione dif-
fondendo la notizia che trattavasi di epidemia maligna,
ma non di malattia contagiosa, in quanto i malati non
trasmettevano i sintomi a coloro che li curavano ed ai fami-
liari ed alto era il numero di chi riusciva a guarire. Inoltre
simile malattia si diceva essere stata già riscontrata nella
città siciliana di Bronte nel 1741.
Con il passare dei giorni e assistendo ad un numero di
ammalati e di morti che invece di ridursi aumentavano
sempre di più si dispose che venissero attuate tutte le cautele
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